“Un viso senza rughe è un cielo inespressivo, un pensiero superfluo.”
(Tahar ben Jelloun)

Credo che, a prescindere da tutti i discorsi su cosa sia o meno letteratura e quali libri siano validi o da evitare, se un autore o un testo ti danno emozioni, ti rimangono dentro a distanza di tempo, ti scuotono, valgono la pena, anche solo per te stesso.
Paco Roca, premiatissimo autore di graphic novel che in Italia abbiamo conosciuto grazie alla casa editrice romana Tunué, con me ci è riuscito. Nel suo breve libro “Rughe”, tradotto da Alessandra Papa, al centro della sua narrazione c’è Emilio, un ex funzionario bancario che andrà a vivere, per scelta del figlio, in un centro per anziani. Il tema che Paco Roca affronta è quello della vecchiaia in tutti i suoi aspetti più drammatici, ma lo fa con una dolcezza e una malinconia che non scadono mai nel patetico o nel forzato. Non c’è da aspettarsi colpi di scena o un finale a sorpresa, tutto si intuisce ma niente del racconto può rovinare una lettura così vera e amara.
L’autore ha visto con i suoi occhi come si vive in questi centri, che lui nel libro divide in due piani in base alla gravità della malattia: al primo piano ci sono i capaci, al secondo gli assistiti. Le giornate sono scandite solo dai pasti e dall’ora di andare a letto, nel mezzo è possibile guardare la televisione, qualche volta fare “palestra” e poco altro. Emilio non si rende subito conto di cosa gli sta succedendo, ma presto dovrà fare i conti con l’alzheimer, quella malattia degenerativa che pian piano ti fa perdere contatto con la realtà, tanto da arrivare a non riconoscere più chi ti è vicino o a compiere azioni imparate da bambini, come mangiare o abbottonarsi una camicia. Quando non ti rendi conto di soffrirne, a star male sono gli altri e, spesso, subentra anche il senso di colpa se figli e parenti non vengono a trovarti, ma quando sei tu stesso ad avere momenti di lucidità… beh, deve essere devastante.
La forza di questa graphic novel per me è tutta nello sguardo, nelle espressioni e nelle rughe profonde di Emilio, che perfettamente risaltano in queste tavole perché ti ritrovi faccia a faccia con la consapevolezza di star perdendo capacità motorie e mentali, di essere un peso per gli altri e di non poter far niente se non lasciare che tutto prosegua come deve.
Forse la stretta al cuore che ho sentito è dovuta a una situazione che conosco nella realtà, di mio nonno che vedevo sempre sorridente e che ora appare confuso e spaesato. È lontano ma ricordo bene il cammino della malattia e il suo essere sempre meno presente. I suoi sguardi vuoti, la sua rabbia immotivata mi colpivano profondamente e mi sentivo totalmente incapace di dargli sollievo.
Leggetelo questo piccolo tesoro, non lasciatevi fermare da ciò che racconta. Paco Roca fa riflettere ma riesce anche a far ridere con i suoi personaggi strampalati, piccole gag e una pazza corsa in automobile organizzata da Miguel, personaggio davvero riuscito e di grande importanza nel finale, e sorridere trascinandoci nel passato degli anziani del centro, con una dolcezza che cancella qualsiasi sentimento di compassione e pietà si possa provare a conoscere una realtà come questa.
Un pensiero riguardo “L’amara verità sulla vecchiaia/Rughe”