Come fratelli cresciuti insieme, affrontarono la questione serissima dei genitori che si comportano in modo bizzarro e dei figli che cercano di reagire come meglio possono.
Se in La fine dei vandalismi Tom Drury ha poggiato lo sguardo su una umanità tanto variegata, A caccia nei sogni ci permette di conoscere meglio le vite di una famiglia poco convenzionale da una parte, assolutamente tipica dall’altra.
Lo sguardo dell’autore si restringe su Tiny Darling, l’ex marito di Louise nonché uomo poco raccomandabile, che si fa chiamare Charles. Ha abbandonato il suo nomignolo per riacquistare la sua identità, il nome da uomo. È sposato con Joan adesso, e con lei ha un figlio, Micah. In famiglia, oltre al fratello Jerry che si innamorerà di una ragazzina, farà la sua apparizione Lyris, figlia di Joan, da lei abbandonata quando era piccolina.
A volte ho l’impressione che quello che dovrei diventare sia scritto sulla parete di fondo dell’universo e che si stia allontanando da me alla velocità della luce.
Drury ci racconta di vite semplici, insignificanti se guardate nell’insieme ma importanti perché sono vicine a ognuno di noi. Ci parla di insoddisfazioni, di dolori e di scelte.
Charles, pur rimanendo un uomo capace di rubare e di farlo con piacere, mostra il suo lato tenero e dolce con la figliastra Lyris, dimostrandole un affetto da padre: “Il meglio che possiamo fare è ricordarci l’uno dell’altro e, per amore del cielo, fare una telefonata quando vediamo che è tardi”. Insieme a lui seguiremo il suo animo ferito per la lontananza di una moglie che tanto gli aveva dato e per essersi reso conto tardi di aver lasciato andare una persona importante, senza aver fatto nulla per dimostrarle amore.
Joan riprende con sé la figlia abbandonata incapace di darle una spiegazione. È una donna confusa, disillusa, angosciata per un mondo in cui “un ragazzo spara al suo migliore amico” e bisognosa di ritrovare la sua luce nella notte della contea. Neanche il desiderio riuscirà a riportarle serenità; come Louise, deciderà di allontanarsi dalla sua famiglia abbandonando i figli, convinta che “la sua famiglia l’avrebbe aspettata. Joan agiva sulla base della frequente illusione secondo cui, in sua assenza, la vita delle persone a lei vicine avrebbe assunto un andamento circolare”.
Micah, un bambino che ha paura del buio della sua casa ma non quello della contea, silenziosa e solitaria ma illuminata dalla luna e dai lampioni. Non ha paura di girare da solo, ma sente su di sé il peso di una situazione che lui non comprende, e la mancanza della madre in casa fa vacillare le sue certezze.
E infine Lyris, la giovane donna che è stata affidata a più famiglie, girando come una trottola, per poi ritrovarsi dalla madre biologica che l’aveva rifiutata e da cui ben poco si sente amata. Ma è meglio di niente, poter fermarsi finalmente in un posto, ancora meglio se può essere chiamato casa.
Forse qualche residuo dei pensieri di Joan era rimasto impigliato tra i suoi vecchi abiti, e la mente di Lyris sarebbe riuscita ad assorbirlo. A quel punto, magari, avrebbe potuto capire.
Tom Drury non perde la sua prerogativa di utilizzare un linguaggio quanto meno emozionale possibile, lasciando poche frasi a significare il tutto, sentimenti, emozioni e stati d’animo. Ci parla di amori finiti o di momenti di stasi, di tristezza del cuore e sentimenti di impotenza. Di dubbi, di errori, di egoismo ma soprattutto di mancanza di comunicazione. Non lascia sgorgare parole che possano raggiungere un climax, generare pietismo o lasciare il lettore alla sua personale visione. È un dolore pacato, intimo, che turba il cuore ma che non si lascia scoprire da un osservatore esterno, e che trova risposta, forse solo nei sogni. A caccia nei sogni.
Tom Drury
A caccia nei sogni
NN Editore
Traduttore: Gianni Pannofino
Pagine 240
18,00 €
ISBN: 978-88-99253-69-1
In libreria da: 02-11-2017