Soli insieme/La manutenzione dei sensi

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«Le ore di cammino nella notte erano le preferite di Martino. Nessuna domanda, nessuna parola, solo occhi spalancati, piccoli gesti e passi misurati per non fare rumore; inizialmente impacciati poi sempre più fluidi, naturali fino a essere parte di quel momento e di quell’ambiente. Come i rami sottili d’arbusto che tremolano al vento lieve, un cumulo di neve che diventa liquido e trasparente e si immerge nella terra, un pipistrello in caccia che sfreccia silenzioso tra gli alberi. I nostri sicuri cammini notturni, ben diversi da certi nebbiosi e inquietanti ritorni a casa nelle serate milanesi, erano contemplati da Martino come “la manutenzione dei sensi”.»

 

Se dovessi usare una parola per descrivere questo libro senza ombra di dubbio sarebbe “salvifico”. Per i lettori, forse, perché potrebbe portare una comprensione dei rapporti umani. Per i personaggi sicuramente.

La storia, narrata in prima persona, ci parla di un uomo che, dopo la morte della moglie, osserva la sua vita con un certo distacco. Vive a Milano e scrive, ha una figlia che presto partirà per inseguire la carriera e Martino, un bambino di 8 anni da accudire per dargli una vita migliore, lontano dall’orfanotrofio. La vita in città inizia ad andare stretta a Leonardo che decide di trasferirsi in montagna, in una grande casa che ha fatto costruire in “memoria” della moglie Chiara e lì, tra i monti silenziosi, si compirà un piccolo miracolo.

Ho parlato di salvezza perché i tre protagonisti saranno, l’uno per laltro, un appoggio fondamentale per la vita. Nina lo sarà per il padre, perché con la sua risata e la sua giovinezza, lo costringerà a occuparsi di lei una volta soli e lo sarà per Martino, che troverà calore e amore in una famiglia. Martino e Leonardo si salveranno a vicenda: Leonardo, poco convinto di questa scelta, si renderà conto che Martino è entrato a far parte della famiglia senza fare rumore.

«Io, considerandolo una persona che da un giorno all’altro sarebbe potuta andar via, lo guardavo con un po’ di distacco, non mi facevo coinvolgere, lo lasciavo fare. Forse era per questo che in qualche modo gli piacevo, guadagnandomi, a volte, immotivati sorrisi, che affioravano da chissà dove.»

E la montagna riuscirà a crearlo questo legame perché i suoi silenzi e i suoi tempi rilassati accoglieranno i loro caratteri chiusi e solitari, i loro passi stanchi o pensierosi, potranno scegliere di aprirsi agli altri o rimanere tra le mura del loro rifugio. Vivranno la vita che hanno scelto e questa scelta, condivisa, li aiuterà a trovarsi e capirsi. E la Sindrome di Asperger, che può tanto spaventare, viene qui descritta come un modo di essere che nulla a che vedere con la malattia. Martino diventerà un adolescente taciturno ma con tanta voglia di fare, brillante in ciò che ritiene di utilità e interesse, farà grandi passi nei rapporti con le altre persone smussando quei modi di fare più scontrosi, trovando nel lavoro nei campi e in Augusto un importante sostegno per questo percorso verso la vita.

«Sì, ha quasi otto anni. Un bellissimo bambino, con un carattere che giudicheresti subito perfetto. Parla pochissimo, si fa sempre i fatti suoi, non ama le smancerie, è adattabile, non si lamenta mai, dove lo metti sta. Ha l’aria smarrita di un sognatore… il tuo ritratto spiccicato.»

 

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