Cambiamenti/Un anno di scuola

“Gli sembrava d’avere il cuore pieno di parole, eppure quando si trattava d’aprir la bocca non sapeva che cosa dirle.”

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Anche se l’anno 1909-1910 è così lontano da me, la fine della scuola ha la stessa capacità di stordimento in ogni epoca. Ma a Trieste, nel ginnasio comunale Dante Alighieri, a scombussolare gli animi sarà soprattutto Edda Marty: prima donna a entrare in una scuola maschile, subito dopo la legge.

“Io dico che se quella monella viene in classe nostra, ci rovina tutti.”

Mai parole furon più vere perché Edda Marty farà innamorare tutti con la sua allegria, la freschezza di quegli anni e la libertà che ostenta. Metà slava e metà tedesca, agognava la libertà più di tutto il resto. I genitori la portarono a Trieste da Vienna, dove invece lasceranno la figlia maggiore. e la iscrissero in un liceo femminile. Ma la vita indipendente che in Austria le era permessa costituiva un ricordo ancora vivido e il suo carattere non poteva sopportare alcuna chiusura. Ecco perché fu decisa a iscriversi all’ultimo anno del liceo maschile e volare, poi, verso l’Università, lontana dalla gretta provincia italiana. In classe si trovò subito a suo agio nonostante i compagni le girassero intorno continuamente, ma era un piccolo prezzo da pagare per raggiungere i suoi obiettivi. Un giorno come tanti la sorella tanto amata tornò a casa perché aveva una brutta malattia della quale, poco dopo, morì. Ed è qui che Stuparich rende perfettamente la vita di una piccola città:

“La gente era scandalizzata. Questa volta poi la misura traboccava. Quella fanciulla non rispettava ormai nemmeno i morti. In molte famiglie, soprattutto nelle famiglie delle antiche condiscepole di Edda Marty, non si fece per più giorni che parlare del funerale della povera sorella di lei. Anche in quella occasione andar a provocare, a calpestare tutti i riguardi umani e sociali! Ma s’era mai visto una parente, una sorella seguire un feretro, vestita a quel modo?”

Come è facile giudicare quando qualcosa non si confà a ciò che si reputa giusto, che la società ha imposto come canone, come regola e come è semplice credere sempre di esser noi all’altezza. Neanche il dolore riesce a fermare la lingua, a creare vicinanza a chi vive di apparenza. Edda Marty amava sua sorella, aveva vegliato per intere notti accanto al suo letto trovando, la mattina, la forza di sorridere ai suoi compagni e di andare in gita con loro per cacciar via, nell’aria, il suo acuto dolore. Aveva accettato, inerte, la serenità della sorella e ben fissati nella mente i suoi consigli e i suoi desideri: “seppellitemi in un pezzo di terra sconosciuta” aveva detto, senza preti e funerali. Ma i genitori non avevano voluto esaudire i suoi ultimi desideri, così Edda aveva tentato di persuaderli, si era vestita di bianco per rabbia anche nei confronti di genitori che non avevano fatto nulla per contrastare i capricci della sorella. Una forma di amore disperato il suo, che aveva anche finito per darle ancora più tristezza avendo attirato sguardi e malelingue sulla sua famiglia.

“Mantieni la tua libertà di coscienza e di azione, è preziosa e noi ce la siamo conquistata a duro prezzo. Ma sappila usare, meglio di me che l’ho sprecata. Non fidarti del mondo. L’altro pericolo che abbiamo in noi è d’illuderci facilmente, di credere a tutto. No, non credere agli uomini se prima non t’abbiano dato una grande prova.”

Ma saranno proprio gli uomini a far vacillare la sua ferrea volontà di rimanere libera. Sarà Antero, il compagno di classe più silenzioso e riflessivo, chiuso in se stesso, a rubarle il cuore. Durante uno dei loro incontri nel giardino di casa di Edda, prima di far ritorno a scuola dopo la morte della sorella, lui le confidò il suo amore con un bacio. E poi tanti baci, senza mai saziarsi. Si inebriavano di quel primo amore così forte, così avido. Erano felici, passionali, avevano trovato l’uno le braccia dell’altro, ma lo facevano di nascosto per goderne appieno e, forse, per non creare scompiglio in classe. Ma per Antero questa gioia diventa presto amara, la gelosia si fa spazio senza chiedere permesso. Ben presto Pasini, un ragazzo della classe, tenterà di uccidersi perché non ricambiato da Edda. E allora lei, che vedrà in questo gesto una prova d’amore, deciderà di sacrificare il suo amore per Antero pur di risollevare le sorti di chi per lei ha sfiorato la morte.

“Lo studio era il prezzo della sua libertà, la scienza che l’attraeva era il campo dei liberi rapporti con gli uomini; ella non voleva esser dominata, ella non voleva rispondere che a se stessa della propria vita.”

Le incomprensioni, la durezza della vita riporteranno Edda Marty sul binario che aveva scelto di seguire. Sarà la madre di Antero, disperata per il figlio, a chiederle di lasciarlo stare, di lasciarle il figlio per cui tanto si è sacrificata e che ha visto allontanarsi da lei. Un gesto di egoismo e di amore il suo, ma che aiuterà Edda a ritrovare la sua libertà e l’intera classe a terminare quell’anno di scuola così importante con una forza maggiore. Perché l’ultimo anno di scuola è uno spartiacque tra il prima e il dopo, tra l’adolescenza e la maturità; arriva il momento delle scelte e dei programmi futuri che, Stuparich, fa esprimere soltanto alla giovane protagonista. I ragazzi, seppur profondamente attaccati al paese e alla causa triestina, sembran rassegnati a non avere aspirazioni.

Se di finzione sembra si tratti, in realtà l’autore si è concesso qualche libertà rispetto ai veri avvenimenti biografici che racconterà in una lettera alla moglie e che viene riportata nel testo.

Quodlibet riporta in libreria un racconto drammatico ma narrato con leggerezza e dolcezza, con cui è facile sorridere e commuoversi oltre a poter ritrovare un po’ di noi, ricordando il primo amore e gli anni di scuola. Stuparich descrive la sua Trieste attraverso i paesaggi e le stagioni, in un periodo di cambiamenti profondi, di emancipazione femminile creando una figura di donna dominatrice e non dominata, di donna pronta a imporre i suoi diritti ma senza sentirsi meno forte perché bisognosa di amore.


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Giani Stuparich
Un anno di scuola
Quodlibet
Pagine 96
€ 13,00
ISBN 9788822900814

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