La realtà della mia generazione/Trenta per zero

Dov’è la linea di demarcazione?
Dov’è il confine tra la certezza di avere una speranza e la consapevolezza di aver fallito?

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Il Palindromo

Inizio la scoperta di una realtà editoriale palermitana con un libro piccolo ma interessante. Mara Di Tella, nel suo Trenta per zero, condensa il pensiero di una intera generazione: quella dei trentenni di oggi, ma che rispecchia anche la mia, di poco inferiore.

L’autrice ci catapulta nella vita di una ragazza che ha appena compiuto i fatidici “trenta” e nelle sue giornate ordinarie. A una prima occhiata potrebbe sembrare un racconto sulla crisi dell’età in cui finisce la giovinezza, in realtà c’è molto di più.

Iniziamo la nostra avventura nel letto della protagonista, durante un rapporto con il suo compagno, in cui lei si ritrova a fingere un piacere che non arriva. Ci muoviamo con lei per le strade di Roma, di una città che dello splendore tanto decantato ha ormai poco. Ci infiliamo nella sua testa, nei pensieri di una donna che speranza non ne ha, nel futuro, in se stessa, nella società. E io, in realtà, un po’ come lei mi ci sento. Lei sogna di fare la scrittrice, io di lavorare nell’editoria. Una follia, forse, in questi anni di nulla.

Lei ancora all’università, ad apprendere passivamente, solo per superare l’ennesimo esame che ti avvicina alla laurea. Esattamente come io ho sentito i miei anni di studio. Però nel libro un professore che tenta di accendere la miccia c’è; il professor T. che tenta di dare forza a degli studenti che non hanno più la forza di manifestare, di ribellarsi alla staticità del mondo, di confrontarsi e di conoscere. Si sente paralizzata la protagonista, alienata; si muove insieme a tutti gli altri, raggiunge i posti che deve raggiungere quasi come un automa. Tira a campare con i venti euro delle lezioni a un bambino, riesce a vedersi un film al cinema con il ragazzo grazie ai soldi della pensione del padre di lui, vive in una casa con i genitori e la sorella di quaranta anni, al centro di Roma, in una catapecchia che hanno avuto grazie al lavoro del padre, portinaio del palazzo.

Mara Di Tella racconta con lucidità la situazione di noi giovani, la nostra perdita di speranza, la nostra impossibilità a realizzare i sogni, la disperazione e la solitudine in cui ci troviamo.

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