MaratonaZafón/L’ombra del vento

15608529_10210406756861827_61418962_o.pngParlare  di questo libro è come ritornare alle emozioni di qualche anno fa, precisamente al 2007.
Ricordo che mio nonno mi regalò una meravigliosa edizione corredata da fotografie: la mia preferita raffigura un gattone su vecchi libri, probabilmente è dovuto al fatto che amo i gatti e al momento ne ho ben tre. Il 2009 fu l’anno della seconda lettura poiché decisi di creare la mia tesina della maturità proprio a partire da questo libro che tanto avevo amato.

Lo rileggo oggi grazie alla Mondadori e ritrovo le stesse sensazioni, il medesimo stupore man mano che la storia si svela e raggiunge il finale che, ammetto, un po’ mi ha scossa. Mentre scrivo sfoglio con delicatezza le pagine della mia edizione per cercare le frasi che sottolineai e mi accorgo che sono le stesse su cui ancora oggi mi soffermo.

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MaratonaZafón

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«Quel libro fu una rivelazione» mi disse Clara. «Per me la lettura era sempre stata un obbligo, una specie di obolo da versare a maestri e tutori. Ignoravo il piacere che può dare la parola scritta, il piacere di penetrare nei segreti dell’anima, di abbandonarsi all’immaginazione, alla bellezza e al mistero dell’invenzione letteraria. Tutte queste scoperte le devo a quel romanzo. Hai mai baciato una ragazza, Daniel?»
Mi mancò il respiro.
«Be’, sei ancora molto giovane. Ma si prova la stessa sensazione, il brivido della prima volta è indimenticabile. Viviamo in un mondo di ombre, Daniel, la fantasia è un bene raro. Quel libro mi ha insegnato che la lettura può farmi vivere con maggiore intensità, che può restituirmi la vista. Ecco perché un romanzo considerato insignificante dai più ha cambiato la mia vita.»

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