«Uno scrittore non dimentica mai la prima volta che accetta qualche moneta o un elogio in cambio di una storia. Non dimentica mai la prima volta che avverte nel sangue il dolce veleno della vanità e crede che, se riuscirà a nascondere a tutti la sua mancanza di talento, il sogno della letteratura potrà dargli un tetto sulla testa, un piatto caldo alla fine della giornata e soprattutto quanto più desidera: il suo nome stampato su un miserabile pezzo di carta che vivrà sicuramente più a lungo di lui. Uno scrittore è condannato a ricordare quell’istante, perché a quel punto è già perduto e la sua anima ha ormai un prezzo.»
David Martin ha il sogno di diventare scrittore. Impiegato in un giornale ormai in rovina, un giorno riceve la sua prima possibilità di mostrare di cosa è capace. Inizierà a scrivere alcuni racconti firmati con uno pseudonimo fino alla pubblicazione della fortunata serie “La Città dei Maledetti”. David accetterà il lavoro finalmente contento di poter guadagnare e vivere con il lavoro dei suoi sogni, accettando di rimanere nell’anonimato, di lavorare per due infimi personaggi e di ridursi a un fantasma a causa delle frenesia richiesta dal contratto.
È a questo punto che comparirà una figura misteriosa, Andreas Corelli, un editore che chiederà a David un lavoro particolare per una cifra davvero alta e la promessa di una piena guarigione dalla malattia che lo ha colpito. Martin accetterà di scrivere per lui, di inventare una religione. Corelli vedrà in lui un uomo insoddisfatto, fragile, alla continua ricerca di un piccolo complimento. Noterà il suo lato oscuro nei suoi racconti e deciderà di fargli un’offerta. Martin accetterà per il suo ego e per compiacere Pedro Vidal, suo mentore e persona che crede in lui e lo ha aiutato a emergere. David diventerà una pedina nelle mani di Corelli, completamente plasmato e mosso da lui e dalle sue ombre.
«Mi domandai se non fosse proprio quello ciò che il mio pricinpale aveva visto in me, una mente mercenaria e priva di scrupoli per elaborare un racconto narcotizzante capace di mandare a letto i bambini o di convincere un povero diavolo senza speranze ad assassinare il suo vicino in cambio della gratitudine eterna di divinità che condividevano l’etica dei pistoleri.»
David deciderà di coronare anche il sogno di vivere nella casa della torre e lì, insieme alla piccola e dolce Isabella, scoprirà un vecchio baule e inizierà a indagare su Diego Marlasca, precedente inquilino. In una spirale di misteri, intrighi e morti inspiegabili degna dei migliori libri thriller, la storia raggiungerà un finale che lascia spazio a troppi dubbi e poche spiegazioni.
Molti consigliano di affrontare la lettura a mente aperta, libera da qualsiasi tipo di razionalità: io non ci sono riuscita e forse questo non mi ha fatto apprezzare del tutto questo secondo libro. È una continua contraddizione, non è chiaro se gli eventi siano reali o pure illusioni di David. Il mio consiglio è quello di leggerlo fine a se stesso: ci sono alcuni richiami a personaggi di “L’ombra del vento” così come è presente Il Cimitero dei Libri Dimenticati e la Barcellona gotica, forse un po’ forzati, ma non devono farvi cascare nell’errore di paragonarli.
Un pensiero riguardo “MaratonaZafón/Il gioco dell’angelo”